Chi siamo

LA NASCITA DEL RUGBY A TARANTO, LA STORIA, LE SQUADRE, GLI ATLETI AL SERVIZIO DI UNO SPORT MASCHIO, VERO, DOVE I RUGBYSTY JONICI DOVRANNO PRESTO TORNARE AI PASSATI ALLORI.

 

E’ molto bello parlare di sport, quando lo si è praticato in maniera intensa e passionale, dove a questo sono legati i ricordi più belli della propria vita, lasciando un solco indelebile nella mia mente e nel mio cuore. La storia ci ha lasciato degli esempi gagliardi e singolari e lo sport del RUGBY a Taranto è da ricercarlo sin dal lontano 1937, quando si inventò questa religiosa disciplina sportiva nell’area Jonica.Ricordo con vera commozione gli iniziatori di questo sport a Taranto che hanno formato un gruppo che poi si è trasformato in squadra vera e propria. I pionieri furono  Ufficiali di Marina tra i quali ricordiamo alcuni nomi, come Amerigo Castelli, Angelo Bruni ed il fiumano Eugenio Volk. Attorno a questi, si aggregarono alrti atleti come Mario Sangirardi, Armando Gentile, D’Angelo, Angelo Ricciardi, Cassano, Elio Esposito, Enrico Palombo, Ciro Donzella, Pietro e Giovanni Gentile, Angelo Muto. L’allenatore di questa squadra era Angelo Bruni che ben presto annoverò la squadra tra le migliori formazioni del Sud Italia

Ricordiamo con commozione atleti come Mario Rondinelli e Giuseppe Maturi, al quale è dedicata una via di Taranto, morti in guerra e decorati al Valore con la medaglia d’oro, come tutti gli altri caduti in azioni di guerra. Da non dimenticare naturalmente gente come Angelo Muto, “ Scorfan gnure” soprannome di Carmelo Di Somma e di Alberto e Tonino Di Somma, peraltro con somma soddisfazione, parenti del sottoscritto, Marcello. Dopo questa esaltante esperienza a Taranto, il RUGBY stalla per un lungo periodo, sia per le vicissitudini belliche e sia perché nessuno ha più ripreso il discorso lasciato in sospeso dal quindici degli Ufficiali  pluridecorati.

Dopo tanto , e siamo agli anni settanta, due personaggi come Raffaele Nisi e Pietro Vestita, rincominciano a intravedere una possibilità di riportare il RUGBY a Taranto, pur  avendo incontrato mille difficoltà sul loro cammino. Basti guardare le vicine realtà di Bari e Lecce che lavorano senza intralciarsi a vicenda, cercando solo di far progredire le loro realtà sportive. Nel “71” i sipari si riaprirono sulla città di Taranto,  Nisi  e Vestita si interessarono alla ripresa del RUGBY Tarantino, agevolato dal fatto che gli stessi venivano da esperienze sportive in altri sport.

Vestita è stato campione d’Italia con le Fiamme Oro, nel ruolo di terza linea centro e l’unione e la collaborazione con Nisi, fece in modo che rinascesse il RUGBY  a Taranto in collaborazione con i gruppi Fiamma e C.S.I.

Baffo Maledetto, così era soprannominato Vestita, per la sua abilità di giocatore e non dispensatore di violenza come molti considerano il RUGBY, aveva capito che era il momento buono per ricominciare e riportare nell’orbita della pallovale un centinaio di ragazzi, dai quali nacquero la Fiamma Taranto, l’Atamar, seguite poi da Amatori e G.S. Team. Anche nse l’accoppiata Nisi-Vestita funzionava alla perfezione, per poter giocare ci si dovette rivolgere agli Amministratori dell’epoca di Monteiasi, che misero a disposizione del RUGBY gli impianti sportivi Comunali, per poter fare propaganda sportiva. I primi frutti si videro verso l’anno 1978, dove la società sfiorò la promozione in serie “ B “ dove facevano parte della squadra oltre che a Vestita, come allenatore-giocatore, gente come Luciano Boscaino, docente di educazione fisica e proveniente dalla Nazionale giovanile, Luigi Resta del Rho Milano, che formarono subito un vivaio, formato da Under 19 e 15, che ben figurò nei rispettivi campionati. Si raggiunge così la certezza di poter continuare il RUGBY a Taranto e con l’avvento di giocatori come Ruggiero Di Giorgio, Marcello Di Somma , Fernando Nuzzo, Antonio De Giorgio, che nel frattempo, si sono qualificati con corsi federali a Tirrenia: Il RUGBY in riva allo Jonio non è mai morto e pur tra mille malintesi e incomprensioni si continua fino a che nel 1982, dall’Amatori si separano alcuni atleti dando vita alla Football Club Rugby Taranto . Da allora, l’unica società tarantina continua nel tempo.

Storia del progetto svolto dalla F.C. RUGBY TARANTO A.S.D.

RUGBY: PALESTRA DI VITA

La valenza fortemente educativa del rugby proposto a bambini dai 6 anni in su emerge in numerosi aspetti che non riguardano solamente il regolamento, ma le caratteristiche intrinseche dello sport stesso; il rugby, infatti, agisce su una spinta innata del bambino: quella di acchiappare una palla con le mani e correre, rotolandosi per terra non appena questo gli viene consentito.
Ecco perchè il rugby, in tutte le sue accezioni, ha a che fare con la libertà , vissuta, però, in un contesto di regole e rispetto, per i compagni e per gli avversari.
L'allenatore, a differenza di altri sport di squadra, é considerato una specie di educatore. Oltre che preparatore atletico, quindi, deve essere capace di gestire un gruppo adattando la sua proposta alle esigenze delle persone, ragazzi e ragazze, che ha di fronte. Il gioco di squadra é determinante in allenamento come in partita.

 

 

RUGBY: DA CHE ETA?

Il minirugby viene proposto a bambini (e bambine) a partire dai 7 anni. Le regole sono piuttosto semplici a questa età  e gli allenamenti servono, soprattutto, per insegnare ai piccoli a correre con la palla in mano. L'aspetto ludico é, chiaramente, prevalente rispetto all'aspetto agonistico.
Trattandosi di uno sport di contatto, anche il minirugby richiede che il bimbo sia in buone condizioni di salute e che il suo apparato muscolare e osteoarticolare siano in forma.
A dispetto di quello che si potrebbe pensare, però, il minirugby non é affatto pericoloso e tanto meno violento. Nello scontro con l'avversario, infatti, esiste una sorta di rispetto per l'altro. Quindi, anche il contatto avviene in modo tale che i due non si facciano male e sarà  sempre proporzionato alla stazza del bimbo e alle sue capacità .

 

I nostri utenti

il nostro sito è aperto a tutti gli utenti che intendono consigliarci, aiutarci e sostenerci nello scopo unico della crescita dello sport del Rugby.

La storia del Rugby

 

Questo sport ha visto la sua vera nascita sul prato della “ Public School “ di Rugby, una graziosa cittadina inglese, dove il 1° novembre 1823 è accaduto il fatto determinante per il futuro della pallovale. Un giovane studente della scuola, l’irlandese William Webb Ellis, mentre giocava a foot-ball con i compagni, con grande dispregio per le regole in vigore, prese la palla fra le mani e corse con essa, determinando il gioco di Rugby; queste parole sono incise su una lapide fissata sul muro che recinge il giardino privato del direttore della scuola di Rugby, ricordano il gesto del giovane sportivo contestatore.

 

Così ogni scuola si trovò a giocare al foot-ball, modificato e tipicizzato da ragioni ambientali, tanto da avere un gioco prevalentemente giocato con le mani (handlig game). Ogni scuola aveva le sue regole per il gioco di Rugby fino a quando il 7 settembre 1846, compare il primo regolamento di Rugby, composto da 37 regole che costituiscono , fondamentalmente, la base del gioco come viene praticato oggi.

 

Un altro fattore favorì il diffondersi del Rugby: la nomina a direttore della scuola del filosofo Thomas Arnold, il quale modernizzò in maniera quasi rivoluzionaria i programmi di insegnamento, dando estrema importanza alla pratica sportiva, come antidoto delle cattive abitudini che gli allievi avrebbero contratto nelle ore di libertà.

 

Un altro fattore influenzò lo sport di Rugby: fu la forma del pallone usato in collegio.

Quelli normalmente in uso, erano fatti da un involucro di cuoio con la paglia o la sabbia dentro di esso, mentre a Rugby, il calzolaio della scuola William Gilbert, incominciò a fabbricare  palloni  contenenti una vescica di maiale (che ha forma ovale ) ricoperta da quattro fette di cuoio ricucite tra di loro. Dalla forma della palla, si attribuì la prevalenza del gioco con le mani anziché dei piedi. Così da un gioco praticato con un pallone più o meno rotondo e che veniva colpito prevalentemente con i piedi, si è passati ad un gioco realizzato in gran parte con le mani e con un pallone che diventava sempre più ovale. Solo nel 1870 si costruì la camera d’aria all’interno dell’involucro, grazie all’artigiano Richard Lindon.

 

Dalla pratica sportiva fatta con il pallone ovale rispetto a quello tondo, si attribuì la differenza degli sport: il rugby si chiamò definitivamente foot-ball rugby e l’altro foot-ball association (soccer-calcio) .

 

L’AMICIZIA

Quando verrai chiamato a far parte di una squadra, ti renderai conto di appartenere veramente ad un gruppo di amici con i quali sacrificarti per raggiungere un obbiettivo comune. Qua la mano, si gioca.